Và, metti una sentinella di Harper Lee

05.02.2020

Atticus è sempre Atticus.

Senza voler entrare nel merito della spinosa questione filologica di questo libro, che è un "sequel scritto prima" de Il Buio oltre la siepe; e senza domandarsi se Harper Lee ha concesso liberamente il suo consenso alla pubblicazione o glielo hanno estorto, facendo leva sul suo avanzato stato di età, o se è tutta una operazione di puro marketing: in ogni caso, questo libro, letto oggi, rimane sconvolgente.

Fermo restando che per me Atticus è sempre l'Atticus de Il buio oltre la siepe, l'eroe dei miei sogni, con il fucile in mano seduto di notte davanti alla prigione, che difende senza macchia e senza paura i diritti un uomo, senza fare alcuna distinzione sul colore della sua pelle; e su questo non ho intenzione di cambiare idea, leggendo la versione di Va', metti una sentinella si rimane un po' sgomenti.

Perché quell'Atticus, 20 anni dopo i  fatti sopra citati, ha cambiato natura e lo conosciamo ora attraverso gli occhi sbigottiti di Scout (la figlia), ormai ventiseienne e newyorkese d'adozione, che non riconosce più suo padre.

Jane Luoise torna in Alabama per le vacanze e scopre che l'uomo che le ha insegnato il senso della giustizia e che ogni uomo ha diritto ha essere difeso, ora si è arroccato su posizioni per lei inconcepibili: di uomo bianco che fa della consapevolezza dell'inferiorità dell'uomo nero la sua bandiera e difende "i suoi diritti" dalle pretese avanzate dai neri, quindi un razzista.

Viene la pelle d'oca leggendo quello che le chiede: " Vuoi che una marea di bambini neri invadano le nostre scuole?" Ecco, ho letto questa riga e ho pensato: "Ma l'ha scritta nel 1950 o l'ha scritta nel 2016?"

Già, perché nel 2016 non siamo messi in modo tanto diverso. Allora leggendo serpeggia la fastidiosa consapevolezza che si capisce si essere razzisti o meno, solo quando i "nostri" presunti diritti vengono messi in discussione.

Fino a che l'uomo nero (immigrato, clandestino, cinese, iracheno, ebreo, pakistano etc.) rimane sottomesso, non c'è problema, siamo tutti filantropi e caritatevoli, quando però il nostro posto di lavoro, di scuola, di voto, sul tram viene messo in discussione… ecco che iniziamo i tentennamenti.

Quindi, grazie al presunto alzheimer di Harper Lee che ha permesso che oggi leggessimo questo libro che altrimenti non sarebbe stato mai pubblicato (giustamente con il secondo tentativo di stesura, completamente diverso, ha vinto il Pulizer), che ci costringe a un impietoso esame di coscienza, a ricordarci che tutti gli uomini hanno uguali diritti, che difendere i diritti civili è una battaglia che non deve mai finire e che non dobbiamo lasciarci intimidire dalla paura di perdere i nostri diritti se riconosciamo gli stessi agli altri.

E grazie a Gregory Peck che ha inciso nella nostra memoria un Atticus che non vogliamo dimenticare mai.

Va, metti una sentinella, Harper Lee, Feltrinelli, 2015 - traduzione di Vincenzo Mantovani